Il titolo della raccolta poetica di Myriam De Luca, “L’Invisibile nutrimento”, è il sintagma chiave in cui è racchiuso il senso di tutta la silloge. Tale alimento allo spirito con le sue emozioni, sentimenti e riflessioni lo dà la natura con la quale lei vive in una sorta di armonica sintonia, sì da generare nel suo animo una catarsi che trova nella poesia il suo strumento esplicativo. La natura, insomma, è la compagna fedele in cui la poetessa, elemento tra gli elementi, s’immerge, ad essa confidando ed elargendo la sua interiorità nel suo poliedrico essere e manifestarsi.
La disposizione delle poesie nel corpo della silloge non è occasionale, ma risponde ad un percorso narrativo: spinta dalla voglia “di liberarsi dai suoi vizi \ e l’insidiosa tentazione \ di compiacersi in essi \…”, percorre “la via solitaria del cambiamento \…” ( Fluttua l’anima, pag.12) e trova l’amore, ma prova anche il distacco; così s’immerge spesso nei ricordi, in un passato bello, ma talvolta anche brutto, come in quell’adolescenza negata, durante la quale è rimasta simile a “… un uccellino \ dentro una scatola di cartone \ che tenta di alzare il becco \ verso l’alto \ dove l’alto era solo un po’ di pace \…”, ma non manca anche lo sguardo nel mondo, in questa società “…\ in questo mondo digitale \…” (Memoria di anni gentili, pag. 56) fatto d’“insolenza dilagante”, d’individualità che corrono perché “… a tutto \ si deve arrivare” e tale constatazione non può non indurla a ricordare “gli anni gentili” (idem) del passato….
Francesca Luzzio (CONTINUA all’interno del Magazine letterario Culturelite)